Pubblicità con le donne nude. Funziona davvero?

Sei metri per tre di tette cosparse di olio e strizzate in un bikini fluo. Oppure un perizoma solleticato da un tacco a spillo (si vedono solo le gambe e il sedere, la faccia no). Ecco l’ennesima campagna pubblicitaria che i catanesi si sono ritrovati tra le strade della città.

Si direbbe che dopo anni di seni al vento per promuovere mozzarelle sicule i catanesi si siano abituati. Invece no, la campagna con i seni o quella del perizoma con tacco a spillo (poco più sotto) fanno parlare di se, fanno parlare male ma soprattutto lasciano troppe domande irrisolte.

“Hai visto quella pubblicità?”
“Già, ma qual è il prodotto?”

Provate a rispondere a questa domanda e a trovare il prodotto che le tette oleate e il perizoma pubblicizzano.
Decine di persone ci hanno fatto questa domanda, tutto il resto si è limitato a giudicare volgare e “pesante” la campagna.
Il primo problema della pubblicità con nudi è proprio questo: puntano talmente tanto sul corpo dedicandogli tanto di quello spazio da offuscare completamente il prodotto.

Ma ora viene il bello: la pubblicità, decisamente offensiva per le donne (ridotte a zone erogene per pensieri maschili o a esseri non pensanti ossessionati dalla voglia di avere due chiappe di silicone), è rivolta proprio a un pubblico femminile. Assorbenti, è questo il prodotto che la campagna promuove.
Ecco il secondo problema: il target. Non puoi parlare alle donne offendendole, non puoi essere sessista se ti rivolgi agli uomini. Le donne reali sono troppo distanti dalle immagini delle pubblicità e gli uomini veri sono molto meglio di quegli imbecilli pronti a sbavare al primo centimetro di pelle che molti pubblicitari immaginano. In poche parole, quando usi le donne nude nelle pubblicità, parli male a qualsiasi target.

E infine parliamo di reputazione, di quell’irreparabile aura di ridicolo che si abbatte sul brand in questione. Donne nude con un cioccolatino sotto l’ombelico per pubblicizzare caffè, modelle in lingerie per le navi da crociera. La connessione tra l’immagine e il prodotto è inesistente e il nudo diventa solo il pretesto per far parlare di sé.  I destinatari delle pubblicità, che non sono stupidi, se ne accorgono e l’effetto è straniante, per nulla divertente, senza alcuna traccia di ironia (che poi sarebbe l’alibi che dovrebbe giustificare certe campagne).
E infine c’è l’assuefazione. Il nudo in pubblicità è stato talmente abusato che per farti notare hai bisogno di essere ancora più trash di quelli che ci hanno già provato in precedenza.

Eticamente è sbagliato. Praticamente non funziona.

Le migliori pubblicità, quelle con un fortissimo impatto comunicativo, sanno commuovere, sanno far sorridere, sanno far riflettere o per lo meno provano a vendere un prodotto che non sia un corpo cosparso di olio.
Pensa alla tua pubblicità preferita, a una che ricordi. Ci sono per caso delle tette larghe sei metri?

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