Quando il rebranding è un autogol: il caso del Milan

Il logo è un pezzo della storia di un’azienda. Forme, linee e colori che restano impresse nella mente di dipendenti e clienti. Tutto questo, in alcuni casi, diventa ancora più forte: è il caso dei cosiddetti lovemark, brand per i quali si prova qualcosa, un sentimento a metà tra affetto e appartenenza. Un esempio perfetto di lovemark è la propria squadra di calcio del cuore. Milioni di tifosi ogni domenica si accalcano negli stadi o davanti alla tv per guardare la partita, esultando, arrabbiandosi e a volte addirittura disperandosi.

Eppure, a volte, un rebranding diventa indispensabile anche per una squadra di calcio importante, per affrontare meglio il mercato, per rilanciare il merchandising, per evidenziare una novità nella composizione societaria e nel modo di gestirla. È pur sempre un’azienda attorno alla quale ruotano fatturati importanti!

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In questi casi, come in tutti i casi delle aziende presenti da molti anni e con un forte legame emotivo con i clienti, il rebranding va fatto con cura e attenzione, magari mantenendo alcuni tratti distintivi del logo storico e modernizzandone linee e colori. Un lavoro che parte da un’attenta analisi del sentimento dei clienti (i tifosi, in questo caso) per comunicare loro che c’è qualcosa di nuovo, ma che la storia, la tradizione, i successi di più di 100 anni di storia sono ancora lì.

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Il Milan, proprio in questi giorni, ha inaugurato la sua nuova sede, Casa Milan, associando a questa avveniristica struttura un logo, un cerchio stilizzato a strisce rosse e nere. Fin qui niente di strano. Ma quando è uscita in rete l’indiscrezione per cui la seconda maglia del Milan, l’anno prossimo, non riporterà lo stemma tradizionale, ma questo nuovo logo: apriti cielo!
Social networks in subbuglio e tifosi che arrivano a scrivere su Twitter “meglio andare in serie B con le vecchie maglie che vincere qualcosa con questa”. Forse un po’ troppo, ma mai sottovalutare l’importanza dell’opinione di clienti e tifosi. Lo sa anche l’ufficio stampa della squadra rossonera, tanto che ha scelto di affrettarsi ad ammettere che l’indiscrezione è vera, ma solo per la seconda divisa. Nella prima maglia del Milan resterà il logo storico (che tra l’altro contiene la croce rossa, stemma della città di Milano) così com’è.

Questo avrà calmato i tifosi? Quante seconde maglie del Milan si venderanno quest’anno, di più o di meno dell’anno scorso? La verità verrà fuori solo col tempo, intanto ai piani alti della società rossonera qualcuno avrà pensato all’autogol.

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